Footballization è un match tra Siria, Libano e Palestina lungo un’intera stagione, dove il ritmo del calcio giocato si interseca con le storie di vita dentro e fuori dal campo.

Giovedì 7 Marzo
dalle 19.30: apericena
20.00: proiezione di Footballization

A seguire dibattito con Stefano Fogliata (Sceneggiatore) e volontari del progetto Interventi Civili di Pace in Palestina (promosso da Servizio Civile Internazionale Italia, Un Ponte Per…, IPRI – Rete CCP, Centro Studi Sereno Regis, Assopace Palestina)

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=1iDl1kds5rw&fbclid=IwAR0YU08F4gCrhGrm0s1q2sdnVKZMubtqA0TlgFqEo4nzn3kntDYuVNTElk4

“Ogni bambino nel campo non ha in mente altro che il calcio. Tutta la mia vita in Siria ruotava attorno al pallone”. Louay, Yazan e Rami sin da piccoli giocavano insieme sui campi da calcio del campo palestinese di Yarmouk, in Siria. Con l’intensificarsi del conflitto attorno a Damasco, hanno lasciato la Siria per trovare riparo in Libano, nel campo di Borj-el Barajneh alla periferia di Beirut.

Da un campo all’altro, da una squadra all’altra. I 3 si sono ritrovati insieme nei ranghi dell’Al-Aqsa, la squadra palestinese simbolo del campo di Borj-el Barajneh. Un vero e proprio laboratorio multi-etnico e multi-nazionale, dove giocano e si allenano palestinesi-libanesi, siriani, palestinesi-siriani, libanesi e… anche un italiano!

Nella scorsa stagione l’Al-Aqsa è arrivata persino a giocarsi la finale della Coppa Palestinese in uno scontro epico risolto solo ai rigori. Jamal e Nassar erano i calciatori più promettenti della rosa, ma hanno dovuto riporre i loro sogni per via del passaporto: un rifugiato in Libano fatica a trovare spazio nella lega ufficiale!

Sono lontani i tumultuosi anni anni ’70, quando il calcio palestinese “parallelo” in esilio attirava migliaia di tifosi, perché lì ci giocavano i migliori calciatori del Paese. Tra di questi Jamal-al Khatib è la leggende vivente del calcio palestinese in Libano: negli anni ’70 la sua fama gli ha garantito 3 passaporti diversi per giocare in 3 diverse nazionali maggiori.

Ma l’unica maglia che si sente ancora addosso è quella del Nejmeh, la “Juventus del Libano”, con cui una settimana prima dello scoppio della guerra civile libanese (1975) ha giocato con Pelé davanti a 60.000 tifosi nello Sport Centre di Beirut. Stadio che nel 1982, solo 7 anni dopo, sarà raso al suolo dai bombardamenti israeliani e trasformato in base militare.”